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Il ruolo dell’agricoltura nello scenario economico contemporaneo

Quali sono gli aspetti principali di una filiera corta?

L’agricoltura è ancora importante come nel passato?

Per un lungo tratto della storia, l’essere umano ha vissuto di sussistenza. Ha incentrato la soddisfazione dei propri bisogni primari sull’allevamento del bestiame e la coltivazione dei campi. In epoca moderna il settore agricolo ha subito un forte cambiamento, legato all’industrializzazione e alla modernizzazione. Ed oggi questo stesso settore è chiamato ad affrontare una nuova sfida: “tornare al passato” abbattendo gli sprechi e rispettando maggiormente la terra, assecondando però il cambiamento a livello tecnologico ed abbracciando le novità introdotte dal mondo digitale.

Sebbene il principale scopo dell’agricoltura sia quello di ottenere prodotti utili all’alimentazione dell’uomo e degli animali, questo processo deve fare i conti con diverse questioni e differenti approcci. L’interesse agricolo, il punto di vista dell’agricoltura, ci chiama a porre l’attenzione su aspetti che riguardano gli sviluppi economico-industriali e sociali.

Agricoltura sostenibile?

L’agricoltura, oggi, deve ragionare in termini di sostenibilità ambientale. Che sia necessario trovare un punto di incontro tra ecosistema e società è innegabile, in caso contrario sarà la nostra stessa permanenza su questo pianeta ad essere messa in discussione.

Da una parte ci sono i paesi in via di sviluppo. Per soddisfare i propri bisogni alimentari aumentano la produzione agricola e il conseguente sfruttamento dei terreni. Ciò comporta un impiego maggiore di risorse, quali acqua, suolo e fonti energetiche che, seppur in alcuni casi siano rinnovabili, sono comunque limitate.

Ma di cosa parliamo quando cerchiamo di definire il concetto di sostenibilità in agricoltura? L’obiettivo di un’agricoltura sostenibile è riuscire a ridurre il tasso di utilizzo delle risorse rispetto al tasso di rinnovo delle stesse. Per tali ragioni, negli anni, attraverso il settore agricolo si è fatta politica economico-sociale in sede comunitaria, nazionale, regionale.  Un’agricoltura verde, in grado di aumentare la produzione in modo sostenibile, è alla base della riforma della Politica Agricola Comune (PAC), alla quale aderiscono tutti i paesi membri dell’Unione Europea.

Cos’è la PAC e come funziona?

La Politica Agricola Comune (PAC) rappresenta l’insieme delle regole che interessano il settore agricolo a livello europeo. In ambito comunitario denota l’interesse verso lo sviluppo e l’armonizzazione di tale comparto e alle misure idonee alla stabilità ed equità dei Paesi membri. Varata nel 1962, agli albori del progetto europeo, la PAC negli anni ha subito importanti modifiche e riforme, per questo è stata definita una politica dinamica.

Ai sensi dell’art. 39 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, la PAC si prefigge come principali obiettivi:

  • incrementare la produttività agricola sostenendo gli agricoltori, garantendo un approvvigionamento di risorse stabile;
  • assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola europea;
  • garantire prezzi accessibili e ragionevoli ai consumatori;
  • preservare la sostenibilità ambientale, aiutando il settore agricolo ad affrontare i cambiamenti climatici e la gestione delle risorse.

La PAC è finanziata a livello europeo, ciò significa che costituisce una spesa di bilancio dell’UE. I principali fondi dell’Unione Europea, impiegati per finanziare la PAC sono:

Verso le comunità locali e rurali

Vicina agli obiettivi dello sviluppo rurale è l’idea dell’olandese Jan Huigen, agricoltore e filosofo, intervenuto in occasione dell’EU Agricultural Outlook 2020-30.

Jan Huigen propone l’idea un’agricoltura sostenibile, che pensa allo sviluppo del territorio e al mantenimento delle risorse. Un’agricoltura che al contempo tenda ad avvicinare gli agricoltori alla comunità locale.

L’obiettivo è quello di creare un percorso di crescita condiviso tra agricoltori e consumatori. Cercando così di trovare un prezzo equo per i prodotti agricoli,  che soddisfi entrambi gli attori della filiera agroalimentare. Optando per un approccio moderno, trasparente e sostenibile, il prodotto agricolo arriva più fresco e con meno pesticidi sulle nostre tavole. Puntando ad un valore di qualità per il consumatore, si garantisce allo stesso tempo un ritorno economico per il produttore.

Negli ultimi anni il settore agricolo si è interfacciato con sempre maggior frequenza all’industria e ai processi di industrializzazione su larga scala. Dall’altro lato però molte forze spingono in direzione della filiera corta. L’esigenza parte dal pubblico, più attento al prodotto integro e pulito. Ma questa esigenza va ad accrescere la competitività nel settore agricolo  e nell’industria locale.

A livello regionale, le amministrazioni contribuiscono finanziariamente allo sviluppo del commercio locale e alla diffusione di mercati contadini. A livello urbanistico, la spinta al cambiamento innescata dalla pandemia ci chiama a nuove sfide. Semplificare, avvicinare, non abbandonare le periferie. La “città dei 15 minuti” è una città in cui non ci si assembra, perché i servizi di base – e tra questi i mercati contadini a km 0, sono vicini, di prossimità.

  • In primo luogo gli agricoltori sono i venditori diretti. Il prodotto agricolo viene lavorato e venduto dalla stessa persona, che terrà conto della stagionalità ed ella territorialità;
  • la vendita diretta su scala locale riduce le distanze e ciò si traduce in risparmio in termini di trasporto e stoccaggio;
  • il prezzo dei beni agricoli è legato al rapporto domanda-offerta; gli stessi consumatori incideranno sul prezzo di mercato consapevoli anche di acquistare un prodotto qualitativamente migliore;
  • la tracciabilità del prodotto è sempre garantita: aspetto che spesso si perde con i vari passaggi di industrializzazione.

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